Detto napoletano

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    Pasta alla Norma

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    A.A.A. PRETE RICCHIONE CERCASI
    Fortunatamente volge al termine il 2009, annus horribilis per il mondo!

    Tra le sciagure avvenute, possiamo sommariamente ricordare: il terremoto dell’ Aquila, la pandemia della “suina”, le oltre 1100 vittime di Sumatra, lo tsunami nell’Oceano Pacifico, l’incidente ferroviario di Viareggio, la morte misteriosa di Michael Jackson, la scomparsa “prematura” di Mike Buongiorno, la crisi economica, il furto dell’auto di mio cugino, la mia prima colica biliare e tanto altro ancora, purtroppo…

    Per ovviare a tutto ciò, ormai non basta più compiere gesti apotropaici (già i greci dicevano trìs kài tèttaris sfairìa labòn, pànta kakà fèugontai, ovvero “se tocchi 3 o 4 volte le tue sfere, tutti i guai fuggono via”…). Per i mali che affliggono l’umanità urge un gesto più taumaturgico ed irenico…Ebbene sì: quello che occorre è proprio ‘A BENEDIZIONE ‘E ‘NU PREVETE RICCHIONE!!!!!


    Non conoscendo ancora nessun prelato che abbia simili poteri salvifici, in questo post mi limiterò a tentare di spiegare l’origine di questo enigmatico modo di dire tutto partenopeo.

    Va subito precisato che con “ricchione” si allude esclusivamente agli invertiti attivi (tra cui la storia ricorda anche Cesare, Alessandro Magno e Alessandro Cecchi Paone); gli altri, i passivi, sono invece definiti “femminielli” (tra cui la storia annovera Tiger e Chrono). Per risalire alla genesi della parola in questione, bisogna fare un balzo indietro nel tempo (guardarsi indietro è quanto mai importante in questi casi!)…

    All’epoca viceregnale a Napoli sbarcavano di frequente marinai spagnoli provenienti dal Nuovo Mondo che esibivano ai lobi orecchini molto grossi, forse per imitare le usanze degl’Inca. I nostri antenati, nel vederli, si sbellicavano dalle risate, anche perché il peso eccessivo di quei monili faceva allungare oltre misura le dimensioni delle orecchie di quei buffi marinai. Scrive lo studioso Renato De Falco: <mettendo allora insieme la poco virile adozione di siffatti orecchini (appannaggio più femminile che maschile) con la conseguente super-estensione delle orecchie, e non ignorando le frequenti, fatali tendenze proprie di naviganti costretti a dover rinunziare per (allora) lunghi periodi ai normali rapporti con l’altro sesso, lo scontatissimo risultato era che a quei “tipi” l’appellativo di ricchioni calzasse a pennello…>

    Stando così i fatti, vi domenderete: che c’entrano i preti?

    I preti c’entrano, perché spesso su quelle navi viaggiavano anche sacerdoti missionari che andavano nel Nuovo Continente per evangelizzare quei popoli che non avevano mai sentito parlare di Cristo.

    I preti missionari vennero considerati dai napoletani anch’essi “ricchioni”, perché costretti a viaggiare con i marinai dalle grandi orecchie. In breve “prete ricchione” divenne sinonimo di “missionario”, di prete coraggioso e impavido, capace di navigare per lunghe tratte. Per intenderci, ne I Promessi Sposi Frà Cristoforo potrebbe essere considerato un “prete ricchione”, perché non aveva paura di affrontare i pericoli, mentre Don Abbondio no (“era un vaso di creta tra tanti vasi di ferro” scrive il Manzoni).

    Dunque, il ragionamento che i nostri antenati facevano era il seguente: “Se un prete ha tanto coraggio da varcare le Colonne d’Ercole per far conoscere Cristo anche ai “selvaggi”, di sicuro vorrà dire che lo Spirito Santo opererà grandi prodigi in lui e, di conseguenza, anche le sue benedizioni saranno più efficaci di quelle impartite da un prete comune”. Ecco perciò spiegato il motivo per cui la benedizione di un prete ricchione divenne sempre più ricercata e invocata, fino a diventare un modo di dire tutto napoletano.

    PS: a onor del vero, secondo alcuni il termine “ricchione” avrebbe un’altra etimologia. Deriverebbe infatti da “recchione”, nome con cui in passato si definiva la lepre, l’animale orecchiuto per eccellenza, che si credeva fosse ermafrodito a causa della enorme lunghezza del clitoride nelle femmine. Scriveva Francesco Redi (1626-1697), scienziato e poeta alla corte dei Medici: <(…) ma nelle femmine (…) si innalza una massiccia clitoride, soda, dura, acuta in punta, e quasi della stessa grossezza del membro genitale de’ maschi (…). Questa così fatta clitoride credo che sia stata la cagione che il volgo de’ cacciatori vadasi ridicolosamente immaginando che le lepri siano tutte ermafrodite, cioè che ognuna di esse sia insieme e maschio e femmina, e nell’opera della generazione abbia abilità per far gli ufficii della femmina e del maschio>.

    Insomma, derivi da “marinaio dalle lunghe orecchie” o da “lepre dal lungo clitoride” una cosa è certa: la parola ricchione presuppone che alla base vi sia sempre qualcosa di molto lungo…

    BUON 2010!!!! AD MAIORA
     
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    Arancina

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    Cassata Reale

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    Interessante scoprire l'origine di certi detti popolari.
     
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  5. alessia78
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    quante bisogna saperne !!!!
     
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